Facciamo due tiri.

Non in quel senso! Mo ti spiego. L’ultimo post mi ha lasciato un po’ di amarezza perché è stato un po’ tanto sincero e un po’ poco diplomatico per una come me che cerca di trovare sempre il lato positivo delle cose. La mia incapacità diplomatica sui pois mi ha fatto fibrillare per le prime ore dopo la pubblicazione. E ho imparato (prima lezione) che non è emotivamente facile scrivere quello che si pensa, pubblicamente. Perché poi i commenti arrivano. Io dico sempre quello che penso ma su scala molto ridotta, invece, su altre scale, essere sinceri ha altri significati e responsabilità.

Tra i primi commenti che ho a disposizione per fare auto-critica ci sono quelli del mio compagno, Antonio, costretto a leggere immediatamente i miei articoli. I suoi feedback sono interessanti da ascoltare perché adora contraddirmi. Lo sanno i nostri amici che a qualche cena hanno dovuto assistere ai nostri dibattiti. Iniziano a muovere la testa a destra e sinistra, a destra e a sinistra, mentre seguono i nostri botta e risposta in sacro silenzio, tipo partita di tennis. Questo blog aggiunge simpaticamente materiale a tutto ciò. Gli ultimi martedì ha subìto i miei ritiri serali sul blog e i mercoledì ha ri-subìto le mie fibrillazioni. Infatti, tutto ciò che leggete qui è scritto e vissuto col cuore, prima, durante e dopo. 

In generale i feedback sono importanti in qualsiasi mestiere. A lavoro quando consegno un file, nella migliore delle ipotesi ricevo un “grazie” per email. Ma grazie si dice a chi ti passa il sale a tavola non quando ti consegnano un excel grande quanto un lenzuolo. Nessun progetto sarà fatto mai o bene o male, sarà fatto bene al 50, 60, 80 per cento e se tu non me lo dici io non posso migliorarlo, anche se l’ho fatto al meglio delle mie possibilità. Per dare un feedback su qualcosa bisogna che la si noti, la si studi, se la si vuole comunicare, facendo in modo che tutti i dibattiti diventino una sana partita di tennis.

Quando Antonio mi ha conosciuto, gli capitò di leggere “Il primo Passo” e ogni volta che parlavamo di Collepasso mi diceva : “Ah Collepasso, dove le persone rallentano quando piove, per non bagnare i passanti con le pozzanghere”; lo dice con tono ironico ma incuriosito. Detto o no con ironia, la prima immagine che avevo fatto nascere in un non-collepassese era di un paese gentile e quindi avevo tutto sommato centrato l’obiettivo.

Poi, è arrivato l’articolo perfido. Però, anziché rimanerne sorpreso, ha detto che si è annoiato. Ah! Questa sì che è bella! C’erano troppi riferimenti ad autori e designer e opere che non interessano a nessuno. In effetti l’interesse di Antonio per l’architettura è più funzionale che artistico, per non dire nullo. E così ho tagliato alcuni passaggi, per questo e altre considerazioni dell’ultimo minuto. Poi capitò che mercoledì sera, durante una passeggiata nel centro storico di Trani senza un obiettivo particolare, ad un certo punto mi dice: “Guarda questo palazzo com’è originale!”. Io prima gli lancio un’occhiata per capire se fosse ironico, poi alzo il naso e vedo un palazzo del Settecento alto due piani e lungo un isolato, in pietra di Trani giallastra come la nostra. Sulla facciata avevano lasciato sporgere delle file di mattoncini che si alternavano in forme di rettangoli e rombi. Era molto originale. Per essersi annoiato, qualcosa in lui era successo.

Quindi ho imparato (seconda lezione) che al di là della mia opinione, posso supporre che chi legge qualcosa che riguarda una strada che percorre ogni giorno, venga portato a giudicare secondo la sua opinione, semplicemente perché qualcuno lo ha invitato ad una partita. Forse questo blog, se non sarà sempre positivo, combatterà l’indifferenza, o la noia di certe cose. Io sono stata una indifferente al mio paese. Però un giorno un caro amico mi ha chiamato e mi ha chiesto se volessi parlare del mio paese: quello è stato il mio invito alla partita, da cui è nato questo blog. E adesso che io ho scritto e tu stai leggendo, ci sentiamo entrambi più coinvolti nella comunità e tanto basta. Stiamo già creando ricchezza.

Ci sono un paio di partite che mi interessano e a cui ti invito questa settimana. Il concorso tra architetti per la riqualificazione della zona industriale.  E poi la riqualificazione culturale e sociale del Palazzetto dello Sport e riqualificazione energetica finanziata dal Dip. per le Pari Opportunità della PCM (progetto “Ti porto in centro”). Mi interessano perché guardarmi intorno e vedere ordine e bellezza mi piace. Abbandono e disinteresse no. I lati positivi: un Palazzetto dello Sport che prende vita, autosufficiente con proprio impianto fotovoltaico e anche il fatto che, quando vedremo un lampione accesso in paese, sapremo che il produttore di quella energia utilizza fonte rinnovabile. Dopodiché mi fermo qui. Io ho fatto il mio tiro.

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